venerdì 13 settembre 2013

Gluten Sensitivity: Malattia o Sintomo?


Da qualche giorno mi sto documentato sul confuso, ingarbugliato e inaffidabile mondo dei test per le intolleranze alimentari, per scrivere un nuovo articolo. Non avete idea di quanto sia complicato tentare di stilare una lista almeno vagamente completa dei centinaia di metodi messi a punto negli ultimi anni e stabilirne l’affidabilità! Appena mi sembrava di aver capito qualcosa e tentavo scrivere qualche riga, mi sorgevano nuovi dubbi e mi toccava ricominciare tutto da capo!!

 Così, nel corso dell’ennesima ricerca, mi sono imbattuta nel sito Albanesi.it, e, in particolare, in un articolo che mi ha lasciato piuttosto perplessa. L’articolo trattava le intolleranze alimentari o, meglio, l’inesistenza delle intolleranze alimentari. In un momento storico in cui sembra che chiunque conosca almeno una persona – dalla vicina di casa, al parente alla lontana – intollerante ad almeno un alimento – dal glutine ai pesci tropicali – , questa risulta essere una vera e propria voce controcorrente!

In breve, ecco la tesi proposta: le uniche intolleranze attualmente riconosciute scientificamente e validate da esami diagnostici specifici e totalmente affidabili, sono l’intolleranza al lattosio e la celiachia. Qualsiasi altro tipo di intolleranza sembra essere solo un sintomo, una manifestazione di una patologia o un malessere di base, che minano la cosiddetta buona qualità della vita. Ho letto molto spesso, con mia profonda sorpresa, che alcune malattie psichiatriche, come l’autismo, miglioravano sensibilmente togliendo il glutine dalla dieta del paziente. La teoria che propone l’articolo è opposta: è la patologia psichiatrica a causare l’intolleranza, non viceversa!

Senza arrivare a casi patologici davvero gravi, vi sono condizioni psicologiche più blande, come ansia, stress, lieve depressione che, senza richiedere necessariamente una terapia psichiatrica, possono innescare comunque una situazione di intolleranza, perché provocano un abbassamento delle difese immunitarie. Lo stesso meccanismo interessa stili di vita scorretti, come il sovrappeso o il sottopeso, la sedentarietà, il fumo…

Insomma, non abbiamo smesso di digerire il glutine perché siamo diventati intolleranti, ma perché siamo stressati, tristi, mangiamo male e raggiungiamo il nostro picco massimo di attività fisica saltando sul divano
Inevitabile, a questo punto, farsi un esame di coscienza… Sì, lo ammetto. Sono sempre arrabbiata, sono pigra e mangio…beh mangio! Dolci per lo più… Insomma, mi dichiaro colpevole. Ma qual è la conclusione? Diventando l’anello mancante tra un culturista e un maestro zen sarò in grado di mandare giù una teglia di lasagne intera come se fosse un bicchiere di acqua fresca?

 Ho deciso di chiederlo direttamente all’autore dell’articolo, mandando una mail per chiedere chiarimenti. In seguito, allego il testo e, ovviamente, vi aggiornerò sulla risposta, sperando che arrivi presto!


Bye-bye. Una golosa sedentaria pentita.


"Buon giorno,

sono un’aspirante infermiera di 21 anni a cui è stata diagnosticata la gluten sensitivity, ovvero un’intolleranza al glutine, sulla quale sto conducendo diverse ricerche e scrivendo un blog personale. Proprio nel corso di una delle mie ricerche, mi sono imbattuta nel vostro articolo in merito alle intolleranze alimentari (http://www.albanesi.it/Salute/intolleranze.htm). Ho trovato l’articolo molto interessante e Vi sarei grata se poteste darmi qualche informazione aggiuntiva.

Innanzitutto, mi trovate completamente d’accordo sulla scarsa (per non dire nulla) affidabilità dei test diagnostici più in voga al momento. Quando, circa 6 mesi fa, ho iniziato a presentare sintomi come forti dolori addominali, alterazione dell’alvo, nausea e vomito, ho seguito un percorso diagnostico classico: un pacchetto standard di esami del sangue con particolare attenzione alla funzionalità epatica, la ricerca degli anticorpi antigliadina  (quando era chiaro che il mio problema fosse legato a qualche fattore alimentare), che è risultata negativa, e, infine, il dosaggio delle IgG sieriche, specifiche per il glutine, che sono risultate essere positive e perfino a livelli piuttosto alti. Così, mi sono ritrovata ad escludere il glutine dalla mia alimentazione, non senza qualche errore dalle spiacevoli conseguenze. Ho condotto qualche ricerca sulle cause che portano a sviluppare l’intolleranza al glutine, che viene attribuita per lo più all’alto tasso di OGM e all’onnipresenza di glutine nella nostra alimentazione. Ammetto che questa tesi mi è sembrata piuttosto convincente. D’altronde, incolpare il sistema è decisamente più semplice che cercare in se stessi le responsabilità della propria salute.

Tuttavia, leggendo il Vostro articolo mi sono fatta un vero e proprio esame di coscienza. In effetti penso di potermi definire un po’ ansiosa e stressata (ma nella misura in cui lo sono tutti di questi tempi) non pratico sport e la mia alimentazione è quella di una studentessa ventenne: piuttosto sregolata!

Dunque, ciò che mi interessa sapere è se ritenete che un soggetto con un’intolleranza secondaria può “guarire” attenendosi ad una alimentazione impeccabile, praticando attività fisica e magari con la consulenza di un bravo psicologo? Se sì, ci sono ricerche che lo dimostrano?

Inoltre, secondo Voi è possibile avere un’intolleranza primaria al glutine, senza essere affetti da celiachia, ovvero, avere la Gluten Sensitivity? Qual è la Vostra opinione riguardo a questa intolleranza, che alcuni esperti ritengono interessare il 10% della popolazione, mentre altri la definiscono una psicosi collettiva?

Vi ringrazio anticipatamente per la risposta.
Cordiali Saluti"

(foto: www.essseresani.it)

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