domenica 15 settembre 2013

Test sulle Intolleranze Alimentari: Se li conosci li eviti! (1)


Come mi ero ripromessa, oggi voglio parlare dei metodi di diagnosi di intolleranza al glutine.

Innanzitutto, voglio precisare che non esiste un test diagnostico in grado di dimostrare la gluten sensitivity.

La “diagnosi” di questa intolleranza si basa su un percorso diagnostico ad esclusione, basato innanzitutto sui segni e sintomi, e che pone l’accento sull’escludere la celiachia, che è l’aspetto più importante, quando iniziano ad insorgere i segni e i sintomi di un’intolleranza alimentare. Se non diagnostica tempestivamente, infatti, la celiachia, sul lungo periodo, può causare gravi danni alla salute.

Tuttavia, da quando le intolleranze alimentari sono diventate così diffuse, le case farmaceutiche e produttrici di apparecchi elettromedicali hanno fiutato il business e ci hanno messo sopra gli artigli. Così sono comparsi innumerevoli cartelloni pubblicitari nelle farmacie e altrettanti annunci su internet, che propongono test diagnostici semplici, veloci, ma… Totalmente inaffidabili!

Ed è proprio questo l’argomento di oggi: cosa NON fare per diagnosticare un’intolleranza alimentare!
Di seguito elencherò e descriverò i test attualmente più in voga, che hanno però basi scientifiche discutibili e non sono riconosciuti né dall’European Academy of Allergy and Clinical Immunology, che li ha dichiarati inefficaci, nè dall' Istituto Superiore di Sanità. Dunque, leggete e… Diffidate!

DRIA® Test - Il Dria è un test costruito sulle basi della Kinesiologia pratica: una medicina alternativa fondata sulla correlazione tra alcuni stimoli specifici che il nostro organismo riceve e la risposta che il Sistema Nervoso Centrale elabora in loro risposta. Nel caso delle intolleranze alimentari, lo stimolo è l’alimento incriminato e la (presunta) risposta è la diminuzione della forza muscolare in caso di positività per una certa intolleranza. Così, il test consiste nell’appollaiarsi su un apposito sedile dinamometrico (chiamato, appunto, Driaton), e nel fissare ad una caviglia una cinghia, collegata ad una cella di carico, che il “testato” dovrà sollevare con una forza pari al 50% delle sue possibilità. Nel mentre, un computer rileva le variazioni di forza e le riproduce con delle curve. Il medico, o l’esperto preposto, somministra al paziente dosi prestabilite dell’alimento da testare per via sublinguale. Il pavimento sublinguale, infatti, è ricco di vasi che consentono il passaggio dell’alimento direttamente nel circolo sanguigno, senza dover attendere i tempi tecnici della digestione. Nel momento in cui viene somministrata al soggetto una sostanza a cui è intollerante, la forza con cui egli solleva il peso dovrebbe subire una diminuzione di circa il 10%. Gli alimenti che vengono testati si aggirano solitamente tra i 30 e i 40, per una durata complessiva del test di circa 60-90 minuti (considerando anche i convenevoli). Il prezzo si aggira tra i 200 e i 350 euro (che diventano 90, grazie ad alcune offerte di Groupon) e il test va eseguito solo in centri specializzati, che sono circa una dozzina in tutta Italia, per lo più nelle grandi città.

 L’affidabilità di questo test è pressoché nulla. Innanzitutto, io non avrei idea di come stabilire il 50% della mia forza muscolare, inoltre essa potrebbe diminuire o aumentare in qualsiasi momento perché ci si stanca, ci si annoia, ci si distrae, ci si prude il naso… L’interpretazione delle curve potrebbe risultare soggettiva, ma è soprattutto il postulato di base a non convincermi: non trovo le basi scientifiche per cui un alimento a cui si è intolleranti dovrebbe far diminuire la forza muscolare. Inoltre, le reazioni scatenate dalle intolleranze spesso si sviluppano lentamente, anche a diverse ore di distanza: non è come premere un bottone! C’è infine la psicologia da chiamare in causa, poiché si presuppone che chi si sottopone a un test per le intolleranze, ha qualche sospetto di averne una, dunque, a meno che il test non sia eseguito a singolo o doppio cieco, il soggetto potrebbe inconsciamente diminuire la forza, in relazione all’alimento che sospetta essere la fonte dei suoi problemi.

Test di Citotossicità – chiamato anche Cytotoxic, è un test che consiste in un semplice prelievo di sangue, da eseguire a digiuno e a seguito della sospensione di farmaci cortisonici o antistaminici nei 7 giorni antecedenti il test. Il sangue prelevato viene messo in una centrifuga, che permette di isolare nella provetta un sottile anello composto per lo più da globuli bianchi (il cosiddetto buffy coat). Questo viene prelevato e messo a contatto con le sostanze da testare e dopo un certo lasso di tempo si osservano le reazioni avvenute a carico ei globuli bianchi. Infatti, se il paziente non ha nessun tipo di intolleranza le dimensioni delle cellule rimangono invariate, altrimenti vanno incontro ad un rigonfiamento, misurabile su 4 livelli, fino alla rottura della cellula stessa.

Una variante di questo test è il test ALCAT®, che si basa sullo stesso principio, ma in esso si osservano modificazioni del colore dei globuli bianchi.

Il costo di entrambe le varianti si aggira tra i 200 e i 350 euro, le sedi specializzate sono per lo più nell’hinterland milanese. Le obiezioni mosse contro questo tipo di test è che i risultati possono essere interpretati diversamente a seconda dell’osservatore, e che spesso i globuli bianchi subiscono un rigonfiamento indipendente dalle sostanze con cui vengono messi a contatto. Complessivamente, sembra che l’80%di chi esegue questo test risulti positivo, senza avere però alcuna intolleranza.
Infine, è opportuno ricordare che farmaci come cortisonici o antistaminici, non possono essere sospesi come se fossero caramelle alla mente: chi li assume e muore dalla voglia di sottoporsi a questo test deve prima consultare il proprio medico!

Test E.A.V. – “Elettro Agopuntura secondo Voll” o “Organometria Funzionale”. E’ un test omeopatico, che si basa sulla rilevazione di variazioni della resistenza elettrica della pelle, in corrispondenza di alcuni punti attraversati da meridiani energetici, stabiliti dalla pratica dell’agopuntura - che corrispondono alle dita delle mani e piedi -, in relazione all’esposizione a sostanze a cui il soggetto è intollerante. Chi si sottopone al test deve impugnare un elettrodo (polo negativo) in una mano, mentre su un dito della mano libera il medico o l’omeopata premono un puntale (polo positivo). Vengono posizionate in un filtro all’interno del circuito delle fiale, contenenti gli alimenti da indagare, in diluizioni omeopatiche. Quegli alimenti che provocano variazioni elettromagnetiche della cute, sono quelli incriminati.

La variante commerciale più conosciuta di questo test è il VEGA® Test, ma vi sono anche Sarm test, Biostrength test, Mora e Bioscreening.

Cosa non convince di questo test? Beh, il postulato iniziale! L’esistenza dei cosiddetti meridiani non è stata scientificamente provata, né tantomeno è stato provato che il semplice contatto con un alimento a cui si è intolleranti, provochi un’alterazione delle resistenze elettromagnetiche cutanee. Inoltre, sembra che il test vari molto a seconda di chi lo esegue e che sia influenzabile dallo stato di idratazione della cute e perfino dal recente utilizzo di detergenti o creme! Essendo stato sviluppato verso la fine degli anni ’50 è più diffuso rispetto ad altri test: viene eseguito in molte erboristerie e il prezzo va dai 50 ai 100 euro, più il costo della piantagione di erbe che sarete indotti a comprare per curare i vostri presunti malanni. Questo test, infatti, pretende anche di valutare la funzionalità dei nostri organi interni, cambiando i punti di rilevazione… E noi che ancora perdiamo tempo con le ecografie!!

Attenzione: il Vega test e tutti i suoi affini NON devono essere eseguiti da portatori di pace-maker e donne in gravidanza.

Test di Provocazione/Neutralizzazione – Questo test è uno dei peggiori, soprattutto perché può essere molto pericoloso! Si basa sulla somministrazione al paziente di una serie di alimenti e sulla successiva osservazione per 10 minuti. La somministrazione può avvenire attraverso due modalità: intradermica o sublinguale. Qualsiasi sintomo riferito dal soggetto nell’arco dei dieci minuti di osservazione decreta la positività del test.  

La pericolosità deriva dal fatto che se una persona decide di sottoporsi al test ed ha un’allergia importante ad un alimento, può andare incontro a forti reazioni allergiche, fino ad arrivare allo shock anafilattico! Dunque, è assolutamente da EVITARE. Il tempo di 10 minuti è totalmente arbitrario (perché non 15 o 20?) e l’aspecificità dell’interpretazione è disarmante: parliamo, infatti, di una positività di fronte a QUALSIASI sintomo. Scomodando nuovamente la psicologica, se si somministra a qualcuno una sostanza a cui sospetta di essere allergico e lo si osserva per 10 minuti in attesa che succeda qualcosa, qualsiasi cosa, è quasi inevitabile che ad esso sembri di sentire almeno un piccolo fastidio, un dolore, forse un po’ di nausea… Infine, è importante non confondere questo test con i test intradermici che vengono svolti negli ambulatori di allergologia, e che hanno criteri valutativi scientifici ben definiti e sono del tutto affidabili!

Continua 

(foto: www.groupalia.com




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